Eterogenee cose sparse
su litorale snudato
tra confini d’attesa
portavoci di spine
nell’alterco del tempo.
Sagome dimenticate
nell’indifferenza del mondo
sedimento di aculei
nell’errore di geografie
violate dalla metodica
d’un rituale sballato.
@Silvia De Angelis
Lindo poema, me gusto mucho. Te mando un beso.
RispondiEliminaLa indiferencia hacia los demás crece sin parar.
RispondiEliminaCada vez más y más espinas.
Buen lunes.
Estamos no tempo em que não há fronteiras para os rituais loucos...
RispondiEliminaExcelente poema, gostei imenso.
Boa semana.
Beijo.
Intensità e bellezza di immagini in questi versi. Buona giornata, Silvia.
RispondiEliminaSpokesperson of thorns in the altercation of time.
RispondiEliminaLa indiferencia del mundo... qué triste, pero tan real esa indiferencia. Intenso poema.
RispondiEliminaBesos.
Tan inspiradores versos... Contienen su mensaje además.
RispondiEliminaAbrazo admirado, Poeta!!
Giordano Genghini
RispondiEliminaSilvia, questi tuoi polisemici versi, soprattutto perché - staccandosi, secondo me, da alcune caratteristiche comuni ad altri tuoi testi, si sviluppano lungo l'intera lirica, indicando metaforicamente come "spine" (quasi una moderna - ma più chiusa a livello interpretativo, come un "trobar clos" - rivisitazione dei montaliani "ossi di seppia") una serie di elementi variamente interpretabili, a mio avviso, ma accomunati dalla caratteristica di essere un fastidioso "sedimento di aculei" la cui origine comune si ritrova, come l'ultimo verso, a mio parere, lascia intendere, in qualche modo "in un rituale sballato" che, credo, ne costituisce il comune denominatore. (A quanto ho precedentemente scritto, si aggiunge il mio ordinario notevole apprezzamento per il consueto alto e raffinato livello di bellezza – che si esprime nel tuo tipico stile - e di validità complessiva che, a mio parere, caratterizzano i tuoi polisemici testi poetici finora da te condivisi - e di ciò ti ringrazio )
Patrizia Giordano
RispondiEliminaSagome dimenticate nell'indifferenza del mondo .....davvero stupende parole complimenti Silvia 👏👏⚘🌺buona serata
Ringrazio gli autori dei graditi commenti
RispondiEliminaFlavio Almerighi
RispondiEliminaIn questi versi evochi un paesaggio interiore fatto di frammenti e attese, in cui il tempo si scontra con la memoria e la dimenticanza. Un’atmosfera disillusa e aspra accompagna la denuncia di un disordine umano e geografico che lascia ferite sedimentate. E' una poesia davvero bella, ciao
Loretta Citarei Rosa Blu
RispondiEliminaSei l espressione dell ermetismo brava TVTB
Vincent Catania
RispondiEliminaBravissima 💖
Giuseppe Mauro Maschiella
RispondiElimina"Portavoci di spine nell’alterco del tempo" ha la forza di una ferita che continua a parlare, mentre "sagome dimenticate nell’indifferenza del mondo" suggerisce una struggente assenza di riconoscimento, un grido inascoltato.
Recensione del blogger Pier Carlo Lava, su suo sito Alessandria Today
RispondiEliminaLa poesia SPINE è un grido silenzioso, un accumulo di elementi sparsi e dissonanti che si adagiano su un “litorale snudato”, luogo di confine e di esposizione, di nudità e di attesa. Le “eterogenee cose sparse” non sono solo oggetti, ma relitti dell’esperienza umana, frammenti della nostra esistenza che giacciono ai margini, tra ciò che è stato e ciò che non arriverà.
Il tempo diventa alterco, uno scontro continuo tra ciò che si spera e ciò che si consuma. Le spine non sono solo materiali, ma simboli di dolore sottile, invisibile, ma persistente, che si conficcano nell’attesa e nella memoria. Silvia De Angelis disegna un paesaggio metaforico fatto di “sagome dimenticate” e “aculei”, un universo di solitudini sommerse che affiorano in silenzio.
C’è una forte tensione tra l’essere umano e il mondo che lo circonda: “l’indifferenza del mondo” è lo sfondo di questo rituale sballato, che trasforma ogni gesto in una liturgia senza senso. I “confini violati” non sono solo quelli di una patria o di un’identità, ma quelli dell’anima, spesso calpestati dalla superficialità di un vivere senza ascolto.
Lo stile di Silvia è essenziale ma denso, le parole tagliano come lame di vento su una costa deserta, portando con sé il peso della riflessione e la delicatezza della poesia autentica. I versi si muovono nella dimensione dell’accaduto e dell’impossibile, restituendo una tensione poetica alta, dolorosa, necessaria.
Una riflessione
SPINE è una poesia che invita alla rilettura interiore, che pone domande più che dare risposte. È un monito contro la distrazione, contro l’oblio del mondo e delle sue ferite. Silvia De Angelis ci ricorda che ogni spina è anche una memoria, ogni aculeo una verità scomoda che abbiamo smesso di ascoltare. In questi versi pulsa la necessità di riconnetterci con l’essenziale, con ciò che resta quando ogni ornamento crolla: la nostra umanità fragile ma viva.