LAVORI IN CORSO

 



Matasse rumorose

indicibili ormeggi

sanzionano orme di buio

cesellate di lampi.

Occhi alienati

nel sequestro del sonno

lasciano scivolare

il mare nell’iride

vogliosa d’un inedito

indosso.

Dietro il sopore

precipitato ormai nell’abisso

si sfaldano indicibili

illazioni fuse nel calpestio

di stelle unica epifania

che sorvola il cielo immalinconito

 d’un guaito d’alba…

@Silvia De Angelis 

Commenti

  1. This poem feels like a puzzle of feelings—dark and messy but also full of something searching for light. I like how it captures those restless moments when your mind won’t stop, even in sleep. It’s raw and deep, really makes you think. www.melodyjacob.com

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  2. Ciao, cara Silvia, la tua poesia di oggi suona come un sogno intenso, come guardare l'alba con gli occhi ancora pieni di notte guau, sempre magnifica;
    ti envio un bacio grande.

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  3. Bellissima...e la chiusa è spettacolare! 👏👏👏

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  4. El desvelo de la noche nos altera.
    La poesía tiene su mejor momento.
    Saludos.

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  5. Está lleno de haikus y despuntan tankas en tu poemazo. Así les decimos acá a los grandes poemas...
    Abrazo admirado.

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  6. Un poema que nos llega directamente al corazón.
    Precioso!
    Un abrazo

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  7. Graziella Covelli
    Bellissima poesia
    Buona serata Silvia🌹🌙✨️

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  8. Maria Virginia Romano
    Bello assopirsi...

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  9. Flavio Almerighi
    E' una bellissima poesia dove il sonno diventa sequestro e le stelle calpestate epifanie. Il linguaggio è denso e visionario, come una navigazione emotiva tra abissi interiori e cieli sconvolti, in cerca di un “inedito indosso” da abitare. Brava Silvia!

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  10. Olá, amiga Silvia, um poema singular, que gostei muito
    de ler.
    Uma ótima semana,
    abraços, amiga.

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  11. Recensione alla lirica fatta dal blogger Pier Carlo Lava, sul suo blog Alessandria Today

    L’ossimoro del titolo, LAVORI IN CORSO, introduce immediatamente un tema di mutazione interiore, una zona grigia e tumultuosa in cui l’anima è in fase di ristrutturazione. Non si tratta di opere materiali, ma di processi invisibili e profondi, che avvengono nel sonno o nell’abbandono di sé.

    L’apertura “Matasse rumorose / indicibili ormeggi” evoca il disordine mentale, i pensieri che si aggrovigliano e attraccano a porti indefiniti, senza mai essere del tutto chiari. Sono nodi di coscienza che “sanzionano orme di buio”, ovvero che trasformano ogni ricordo, ogni impronta, in una ferita luminosa fatta di lampi.

    Gli “occhi alienati / nel sequestro del sonno” parlano di una mente in lotta con l’insonnia, prigioniera dell’assenza di sogno, in una condizione di veglia stanca, quasi febbrile, dove il mare scivola nell’iride. Il mare qui è simbolo del desiderio, della ricerca di un “inedito indosso” — una nuova identità, un nuovo abito emotivo da indossare, forse mai sperimentato prima.

    Il verso “dietro il sopore / precipitato ormai nell’abisso” è dirompente: il sonno, che dovrebbe essere rifugio, è crollato, e lascia spazio a illazioni fuse nel calpestio di stelle, cioè pensieri vaghi e poetici che si disgregano nel buio cosmico. Le stelle, uniche a offrire un’epifania, sorvolano il cielo come segni di una spiritualità estemporanea e malinconica, priva di redenzione ma ancora viva.

    La chiusa, “immalinconito d’un guaito / d’alba…”, è struggente e sublime. L’alba non è canto, non è promessa, ma un guaito: un suono animalesco, quasi doloroso, che accompagna la fine di una notte sacra e tormentata.

    Silvia De Angelis costruisce una poesia compatta, immaginifica, piena di simboli stratificati, tra metafore cosmiche e inquietudine personale. Ogni parola è cesellata, ogni immagine evoca visioni interiori che emergono da un abisso lirico profondissimo.

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