E POI..
Volti senili, emaciati,
nell’ozio forzato di rughe slabbrate
su brughiere lontane.
Spine di pioggia
sul cemento sdrucciolevole
divengono idillio contorto
nelle distanze mute dei giorni,
azzittiti dal vibrare di primavera.
Anoressia d’andatura veloce
inchiodata a monosillabi vuoti,
mentre sassi neri calpestati in sogno
sono paradigma d’un laccio quotidiano,
cui aggrapparsi infrangendo
le invenzioni d’un oggi,
troppo faticoso.
@Silvia De Angelis
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