SUL TAVOLO
Manciate di cose inanimate
in simbiosi col bilico del buio.
Fuorviano chiaroscuri di fantasmi
appartati nel gioco di luna dirimpettaia.
Lo sguardo eccepisce
mulinelli di luce sbieca
avida riaccendere un dolore lontano
al sapore d’acri toni e ritmi.
Muta la pelle nella sera stanca
soggiogata da muffe d’abbandono
avvinghiate ancora all’anima
mentre uno stantio amuleto
scivola nell’angolo
pago d’attenzione….
@Silvia De Angelis
Muy buenos días, comencemos con saber que todo lo que tenemos encima de una mesa tiene vida tan bien. Besos.
RispondiEliminaC'è un'eleganza ...una velata intimità lunare..emozionante Silvia✨💞
RispondiEliminaTodas esas cosas fueron nuevas, bonitas, incluso esperanzadas... el tiempo no se apiadó de ellas como tampoco lo hará de nosotros.
RispondiEliminaBesos.
Gracias por tu visita Silvia ♥♥♥
RispondiEliminaVery nice.
RispondiEliminaBellissima poesia, mi da l'impressione di essere una natura morta dell'anima; gli oggetti diventano simboli di un abbandono e la luna si fa complice di una trasformazione interiore che non si vede, ma si intuisce. L'ho letto piu di una volta per coglierne i diversi livelli.
RispondiEliminaSaluti!
Interesting poetical image.
RispondiEliminaVersi eccellenti, molto piaciuti. Buona giornata, Silvia.
RispondiEliminaRingrazio tutti dei graditi commenti
RispondiEliminaVincent Catania
RispondiEliminaMolto bella
Una meravigliosa nuova poesia! La Luna, testimone silenziosa...
RispondiEliminaTi auguro un fine settimana pieno di gioia! 💗
Recensione alla lirica fatta dal blogger Pier Carlo Lava su suo blog Alessandria Today:
RispondiEliminaNel componimento “Sul tavolo” di Silvia De Angelis, ciò che appare in superficie – una semplice disposizione di oggetti inanimati – diventa il punto d’accesso a un mondo simbolico e interiore, dove il quotidiano si intreccia con il mistero della memoria e del dolore. Come spesso accade nei testi della poetessa, anche qui la realtà visibile si fa metafora, la materia si carica di emozione, e il lettore è invitato a compiere un viaggio introspettivo che parte da un dettaglio fisico per approdare all’invisibile.
Il tavolo è scena e sacrario, dove le “manciate di cose inanimate” si mescolano al “bilico del buio”, in un gioco continuo tra presenza e assenza, tra pieno e vuoto. Le immagini si alternano tra “chiaroscuri di fantasmi” e “mulinelli di luce sbieca”, come se la memoria fosse una lanterna intermittente che accende e spegne dolori del passato. In questo scenario quasi onirico, la sera diventa complice di una pelle che muta, stanca e dominata dalle “muffe d’abbandono” che ancora stringono l’anima.
L’elemento più potente del testo è l’amuleto stantio che scivola nell’angolo, apparentemente insignificante, ma che “pago d’attenzione” conclude il quadro con una carica simbolica potente: è il residuo del passato, è l’oggetto che catalizza la nostalgia e allo stesso tempo la chiusura di un ciclo, il silenzioso custode di quel dolore che ancora cerca luce.
La poetica di Silvia De Angelis, limpida e stratificata, riesce ancora una volta a fondere l’immagine con l’evocazione, la visione con la sensazione. Le sue parole, pur precise e concrete, si dispongono come in una pittura espressionista, lasciando al lettore lo spazio per sentire più che comprendere, per partecipare più che interpretare.