GIOIELLI RUBATI 198 DAL BLOG DI FLAVIO ALMERIGHI

 


Gioielli Rubati 198: Carlo Becattini – Andréas Kentzòs – Silvia De Angelis – Fausto Torre – Salvatore Leone – Leopoldo Attolico – Loredana Semantica – Luca Gamberini.

Posted on Maggio 29, 2022

Non c’è piacere.

Oggi il tempo piange e
non è il solo, è normale,
febbraio è un mese
malinconico e triste
nonostante la viva luce
del sole abbagliante.
La colpa è degli uomini
e delle piccolezze quotidiane
come la carta di
questo quaderno, troppo
liscia, falsa, riciclata.
Odio le cose riciclate
perché sono esattamente
quello che devono essere.
Non c’è piacere nello
scrivere su questa carta
giallognola, malata..

di Carlo Becattini, qui:

https://fioriscenelbuio.wordpress.com/2022/05/16/non-ce-piacere/*

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Riconnessione.

Ci siamo incontrati per caso in strada
dopo così tanti anni
ci siamo parlati, abbracciati

E adesso eccoci qui di nuovo
nello stesso letto
come due matti
ma coi vestiti addosso

non ci vuole più nudi
il Peccato.

(traduzione Massimiliano Damaggio)

di Andréas Kentzòs, qui:

https://rebstein.wordpress.com/2022/04/28/3-poesie-di-andreas-kentzos/

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Respiro diafano.

Primavera di neve

battibecca

ormeggi di ghiaccio

nello sconcerto d’attesa

sfrontata

nelle mani che s’atteggiano a Dio

annodando il lasciapassare

“d’un nulla”

distico

d’un respiro diafano

nella caratura di molecole d’aria.

di Silvia De Angelis, qui:

https://www.facebook.com/silvia.deangelis.54

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di slancio, di sussurro.

come un giorno il sole si fece strada
passando i palazzi
e fu
cecità stupenda da dire
il marciapiede, ovvero
tacque
di un silenzio insistente, facile non gli importasse
dell’anima scossa dall’occasione
va da sé che se ne stette nell’angolo di sorriso più esposto al vento e assolutamente
contrariato per la morte.

di Fausto Torre, qui:

https://faustotorre.wordpress.com/2022/04/28/di-slancio-di-sussurro/

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Francesca.

Mia madre mi diceva sempre di aspettare,

di rimanere in fondo alla fila, di non oltrepassare,

di non saltare. Non disarcionare.

Una limonata fresca con vista sul mare, poteva rendermi felice,

per un attimo.

Non ho avuto una madre facile, una di quelle

che portano il figlio in giro, alto come un trofeo, no.

Mi ha insegnato, da primo latte, a rimanere in fondo alla fila,

quanto può farti male afferrare qualcosa. Un oggetto.

Strana era la sua percezione delle cose, il senso della vittoria

che non arriva mai a qualcosa di riconoscibile con le mani.

Non è esattamente un’esteta, no, non lo è.

Credo che il suo ideale di bellezza sia molto più pratico e ribelle,

spaventata dagli oggetti che in qualche modo possediamo.

Coglieva tutte le mie cose invisibili, le vedeva.

Anche se per contro, mi ha sempre detto: ti servono le mani

per avere cura delle cose, o delle persone che ami.

L’amore è silenzioso, fatto di gesti. Non ricordo smancerie

nei miei confronti. Una dolcezza. No, è ancora molto cinica e ironica.

Ma vede tutte le mie cose invisibili.

Ricordo quando gli presentai il mio ragazzo, tanti anni fa,

che molto spesso è ancora l’unico protagonista delle mie poesie.

Lo presentai come amico, in mezzo a tanti altri amici, ma di mia madre

ricordo solo un battito di ciglia, quando gli strinse la mano, e gli occhi che s’illuminarono.

Lo riconobbe subito, ma non mi disse mai nulla.

Sta di fatto che loro due ancora parlano quando si incontrano per strada,

l’ho saputo per caso, e a volte mi chiedo cosa si raccontano.

Per lei questo è un argomento difficile, qualche volta prova a parlarmi di questo amico che non vedo più.

Mi dice: sai chi ho incontrato?

E io volto le spalle senza dire nulla.

Sai? Lo hanno operato. Quasi a volermi impietosire.

Forse ha scoperto dove lavora, tanto che un giorno mi disse:

dovremmo andare in quel negozio, lo conosci? Ci sono cose molto carine,

mi accompagni?

L’ho guardata senza rispondere, lei capisce e non insiste.

Non ho mai voluto coinvolgerla in una storia così drammatica,

che ha distorto la vita di due ragazzi, e anche se volessi,

sarebbe troppo lunga, non saprei da dove cominciare.

A me e Francesca piacciono le cose invisibili, ci sentiamo spesso,

anche se parliamo poco, a volte rimaniamo in silenzio,

perchè sono fatto anch’io così, amo rimanere in fondo alla fila,

e aspettare, non so, con una limonata fresca e vista sul mare..

di Salvatore Leone, qui:

https://www.facebook.com/profile.php?id=100070311902498

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Liturgia sotto controllo..

Ho scoperto che per far imbufalire la gente

è sufficiente urtarle il gomito da tergo

mentre sorseggia la tazzulella ‘e cafè

al bar di prima mattina

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” E ora scambiamoci un segno di pace

come si fa a Messa “- ho detto con tono alla Romano Prodi

guardando la montatura degli occhiali della mia prima vittima

.

– Ma lei l’ha fatto apposta , idiota !!!

.

– ” Appunto .

La posta in palio ora , per me e per lei

è proprio il self control che ci vuole

per supportare la sua messa in scena ! “

.

Segue pestaggio.

di Leopoldo Attolico, qui:

https://www.facebook.com/profile.php?id=100074524146268

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Mi riconoscerai ritengo

dal sopracciglio sollevato

dal fendente assestato

dal modo in cui plano a piedi uniti

proprio al centro di un’anima imperfetta

che divarica rovista scardina

che scarnifica.

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di Loredana Semantica, qui:

https://www.facebook.com/loredanasemantica

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SEGNO DELLA CROCE 

1-

Nel nome del padre

rivivi trattati di filosofia

realtà determinate

dall’etica di un Democrito

assente giustificato

dal potere.

2-

Del figlio

non ricordi il cognome

soggettività della conoscenza

neutralizzare il linguaggio

immobilizzare la forma

dell’acqua, dichiarare

il falso è un’utopia.

3/4

E dello spirito santo

hai ricordi vaghi, come

delle figure del futuro

vessate da raccapriccianti

abitudini, materialismo

letterario il cui punto

è un piano terapeutico.

4/4

Amen..

di Luca Gamberini, qui:

https://www.facebook.com/luca.gamberini.7

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 https://almerighi.wordpress.com/

 

 

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