DIALETTO UMBRO
Fa parte delle lingue indoeuropee estinte il
dialetto umbro ed era parlata dal popolo antico che abitava
nei territori ad est dell’alto corso del fiume
Tevere. Ci è noto tramite le tavole eugubine, in bronzo scolpito,
contenenti le leggi sacre della città umbra di
Ikuvium (la Gubbio di oggi), scritte in alfabero umbro.
I dialetti dell’Umbria fanno capo a tre aree
linguistiche principali: la prima nord occidentale (ne fanno parte Perugia,
Città di Castello, Gubbio e l’Alta Valle del Tevere), la seconda sud-orientale
( appartengono a quest’area Foligno,
Spoleto, Nocera Umbra, Norcia, Cascia, Terni, Amelia), l’ultima sud occidentale
che comprende Orvieto e il suo territorio.
Inoltre
esistono delle zone di transizione(quella del Trasimeno, Gualdo Tadino e
Assisi) che hanno risentito delle influenze linguistiche della Toscana, delle Marche e dell’alto Lazio.
L’unico dialetto ad avere delle sue
caratteristiche peculiari, senza risentire di altre discendenze linguistiche,
è il perugino.
Il centro geografico di Perugia non fu zona di
confluenza stradale, infatti la parte collinosa e il baluardo dell’Appennino
deviarono la costruzione e l’immissione
in strade interregionali. Le arterie stradali dell’Umbria, la Cassia che passa per
Orvieto, e la Flaminia che da Foligno sale per l’Appennino erano e sono
assai lontane da Perugia. Quindi tale
isolamento ha influito notevolmente sull’evoluzione sociale e sulla
formazione individuale di ogni cittadino. Ed è
in questa particolare situazione che il perugino dovette fidare solamente sulle
proprie forze. Ne derivò grande autosufficienza e un notevole sottolineare
fedeltà ai valori naturali, cercando di conservarli il più possibile
Er monno gira (dialetto umbro)
Er monno
gira
Noantre che stemo toquagghjù
non potémo arcapezzà er verso
de capì
che ci sta tolassù.
Ce potemo scjurvellà
quanto ce pare
ma non capìmo mae
chi tene la palla e la fà girà.
Ce frulla er cjurvéllo.
Volemo sapé tanto,
ce pare d'esse er Patreterno ,
volemo fa' ,volemo comannà
e non c'jaccorghjémo
che se ghjemo a strégne,
c'jartroamo
co' 'na manciata de terra 'nto le mane.
Che monnaccio!
E de chi te poli fidà?
Ci sta solo Uno ,che fa le cose ghjuste,
che non ghjé sfugge gnjente,
e sa mette a posto le faccènne
Ce conta ache li capilli der capo.
Per furtuna che ci stà Qujllo tolassù!
E sinnò ,che facjamo
co' stù monno che gira? (Cesira Bevagna)
Noantre che stemo toquagghjù
non potémo arcapezzà er verso
de capì
che ci sta tolassù.
Ce potemo scjurvellà
quanto ce pare
ma non capìmo mae
chi tene la palla e la fà girà.
Ce frulla er cjurvéllo.
Volemo sapé tanto,
ce pare d'esse er Patreterno ,
volemo fa' ,volemo comannà
e non c'jaccorghjémo
che se ghjemo a strégne,
c'jartroamo
co' 'na manciata de terra 'nto le mane.
Che monnaccio!
E de chi te poli fidà?
Ci sta solo Uno ,che fa le cose ghjuste,
che non ghjé sfugge gnjente,
e sa mette a posto le faccènne
Ce conta ache li capilli der capo.
Per furtuna che ci stà Qujllo tolassù!
E sinnò ,che facjamo
co' stù monno che gira? (Cesira Bevagna)
Traduzione
Il mondo
gira
Noi che
stiamo quaggiù
non troviamo il verso di capire cosa c'è sopra di noi.Ci possiamo anche scervellare ,ma non capiremo mai chi tiene in mano tutto il creato, la terra che gira.Ci sembra di capire tanto
di essere padreterni,siamo prepotenti
e non ci accorgiamo che alla fine se stringiamo il discorso ,siamo un pugno di terra.
Che brutto mondo ! Di chi ti puoi fidare?
C'è solo Uno che fa le cose giuste,mette a posto le cose,che sa tutto di noi e ci conta anche i capelli.
Fortuna per noi che esiste Dio lassù,
altrimenti che facevamo con questo mondo che gira?
non troviamo il verso di capire cosa c'è sopra di noi.Ci possiamo anche scervellare ,ma non capiremo mai chi tiene in mano tutto il creato, la terra che gira.Ci sembra di capire tanto
di essere padreterni,siamo prepotenti
e non ci accorgiamo che alla fine se stringiamo il discorso ,siamo un pugno di terra.
Che brutto mondo ! Di chi ti puoi fidare?
C'è solo Uno che fa le cose giuste,mette a posto le cose,che sa tutto di noi e ci conta anche i capelli.
Fortuna per noi che esiste Dio lassù,
altrimenti che facevamo con questo mondo che gira?
Silvia De Angelis tutti i diritti riservati aprile 2013
Molto interessante questo post, evidenziato da una bella poesia.Buona giornata e un abbraccio, Elisa
RispondiEliminaGrazie di leggermi, mia cara, buona festività e un abbraccio,silvia
EliminaUn post interessante corredato da una poesia che ci fa riflettere sulla nostra voglia di dominare ciò che non si conosce...bellissimo, grazie Silvia, è un piacere leggerti.
RispondiEliminaGrazie, cara Rosanna, della tua costante presenza nel mio blog, e della bella osservazione a questo elaborato di oggi..
EliminaBuona festività e un abbraccissimo, silvia
Interessante post che ci dà delucidazioni sui vari dialetti della regione umbra, correlato da una poesia in vernacolo umbro, è sempre un piacere leggerti Silvia.
RispondiEliminaBuona festa ed un grande abbraccio!
Grazia Denaro
E bello, di tanto in tanto, variegare al di là della poesia, affrontando argomenti
Eliminache suscitino interesse.
Grazie delle gradite osservazioni, un sorriso per te, mia cara Grazia, silvia
è sempre bellissimo ed interessante visitare i tuoi blog,magnifico accurato scritto e poesia in dialetto umbro, serena serata Silvia, giovanna
RispondiEliminaSono sempre strafelice di leggere i tuoi bei commenti, Giovanna, grazie infinite.
EliminaVivi una splendida serata, un sorriso per te, silvia
Poesia significativa che fa riflettere. Sorrido :)...perchè questo dialetto lo sento ogni giorno, faccio parte della prima area linguistica, quella della zona di Perugia.
RispondiEliminaBuon pomeriggio... un abbraccio
Penso che nessuno come te, "addetta ai lavori", possa apprezzare al meglio, il contenuto di questo elaborato.
EliminaBuon pomeriggio e un bacione, Vilma, silvia