FERITE
Sanno emettere gemiti
le ferite chiuse…
nello schiudere un
fruscìo banale
che amplia il suo rumore
fino a stordire tempie
quasi indifferenti..
E allora un impeto
invadente
s’insinua a forza nelle
coronarie
boicottando quella
serenità forzata
di fragile levatura
per scrollarne l’effimero
indosso…
Ed ecco a iosa
quelle intemperie
accantonate
portare il loro astio
nella guglia
quasi stordita dall’affanno di ritroso…
anche s’essa ne sa afferrare
l’essenza più struggente
per dare raffinato
sfoggio
ad autolesionismo come ricompensa
Silvia De Angelis tutti i diritti riservati febbraio 2013
Le ferite sarebbe bene non chiuderle mai, in particolare quelle del cuore – poter riuscire nel tempo ad esprimere quello che abbiamo dentro sarebbe di grande aiuto ad andare avanti (una vera medicina) e per quando concerne la vera ferita, anch’essa deve fare il suo corso altrimenti andrebbe incontro a qualcosa d’imprevisto e di irreparabile – il male è cattivo più dell’uomo e quando vuole vincere si può stare sicuri che ce la mette tutta. Berta B.
RispondiEliminaTi sono vicina nei pensieri, Berta, e quanto dici in questo commento, mi trova in assoluta sintonia con te..
RispondiEliminaGrazie dell'approfondimento al mio scrivere, vivi una bella sera, silvia
L'autolesionismo di chi si ferma troppo a ripensare alle inevitabili ferite della vita, in uno stupendo verseggiare...bravissima poetessa!
RispondiEliminaTipico delle donne, piangersi addosso, nei momenti di più fragilità...
RispondiEliminaGraditissimo il tuo commento, Rosanna, un abbraccio,silvia